Se vi recate al cinema pensando che questo film parli delle pellicole e delle gag della coppia comica più famosa al mondo, bé vi sbagliate di grosso. O meglio, non sono l'unica tematica in gioco.


Ho trovato la regia molto interessante, in particolare la prima scena tutta in piano sequenza è molto piacevole. Partendo dalle due bombette, simbolo dei due attori, si viene immersi nel mondo del cinema di quegli anni, nell'industria cinematografica vera e propria. Gli studios, i mestieranti, perfino i discorsi dei protagonisti, così informali, ti proiettano in quel mondo. Stanlio e Ollio nel 1937 sono all'apice del loro successo, durante la produzione del film "I fanciulli del West". Si comprende subito il carattere dei due, gli screzi tra Stan e il produttore, la clausola contrattuale che obbliga Ollio a fare un film senza il suo compagno storico, inquadrano la situazione da subito.



Da li si fa un sbalzo in avanti di 16 anni, in cui ritroviamo i due invecchiati, con Stanlio malato di diabete e Ollio ulteriormente ingrassato. I due intraprendono una tournée nel Regno Unito., in attesa di un film ispirato a Robin Hood. L'inizio non è semplice, non solo perché gli spettacoli non hanno molta affluenza di pubblico, ma anche perché i due devono imparare nuovamente a conoscersi.
I personaggi attraversano questo viaggio, fisico e mentale evolvendosi, in cui si riscoprono a vicenda, con momenti anche di tensione, riscoprono il loro amore per l'arte della recitazione; ma sopratutto si rendono conto che non possono stare l'uno senza l'altro perché sono amici davvero, non solo professionalmente.



In questo film si sorride, si ride, si riflette, e ci si può anche commuovere, apprezzando una comicità leggera, d'altri tempi, fatta di mimica, gag esilaranti e paradossalmente semplici, per far divertire il pubblico genuinamente.
Le interpretazioni degli attori protagonisti Steve Coogan (Stan Laurel) e John C. Reilly (Oliver Hardy) non sono delle mere imitazioni. c'è bravura, impegno, rispetto della persona e del personaggio. E' chiaro che l'intento era di far vedere al pubblico non solo gli artisti Stanlio e Olllio, ma le persone, con le loro debolezze e fragilità, con estrema delicatezza.



Anche le loro comprimarie Shirley Henderson (Lucille Hardy) e Nina Arianda (Ida Kitaeva Laurel) fanno un ottimo lavoro, dando un pizzico di brio e personalità alla narrazione.
Molto bella, infine, l'ultima scena in cui si vedono i due attori danzare sulle assi di un palcoscenico, in un teatro gremito di un pubblico che li ama. Molto poetico vedere le loro silhouettes inondate dalla luce dei riflettori e le ombre volteggiare; come a dire che la loro bravura e amicizia rimarranno sempre e comunque scolpite nel tempo, perché sono parte integrante della storia del cinema e del teatro.

4/ 5 Stelle